3/15/2006

Speciale Cambiamenti Cinesi

Speciale Cambiamenti Cinesi

Si è concluso il Congresso del partito cinese che ha elaborato il nuovo piano quinquennale. Ho cercato di seguire l'evento e ne ho ricavato che si profilano importanti cambiamenti che val la pena capire e che qui provo a sintetizzare.

- Le politiche del passato avevano puntato sull'industrializzazione ad ogni costo, il che ha consentito una crescita del PIl di oltre il 9% annuo a partire dal 1995. Due sono stati gli elementi che hanno consentito questa performance:
1) i prezzi della terra, dell'energia e dell'acqua sono stati tenuti molto bassi tramite sussidi governativi e prezzi controllati; 2) i mezzi finanziari, a bassissimo costo, sono stati canalizzati nell'industria, particolarmente alle grandi aziende.
Per contro, vi sono stati vari sviluppi negativi: i governi locali si sono messi in competizione tra loro per costruire impianti e infrastrutture, anche se non aveva molto senso; ne è seguito il più grande eccesso mondiale di investimenti fissi. Non solo queste politiche hanno creato un enorme surplus di capacità produtiva in tanti settori industriali e attraverso la catena manifatturiera, bensì anche vi sono state conseguenze gravi sul degrado dell'ambiente, ed uno spreco delle risorse naturali, a cominciare dall'energia.

Il premier Wen Jiabao ha affrontato questi nodi in modo molto esplicito nel suo discorso al Congresso del partito, ed ha annunziato che:

- la politica introdotta a suo tempo da Jiang Zemin sarà adesso abbandonata. Al suo posto, si introdurrà una nuova politica in cui al concetto di crescita verrà data un interpretazione più ampia, includendovi le questioni ambientali e un miglior utilizzo delle risorse naturali, definite strategiche. Insomma, il miglioramento della qualità dell'aria diviene altrettanto importante della quantità di crescita: dalla quantità alla qualità, diremmo noi.

- Quest'anno sarà il primo del nuovo piano quinquennale.
Obiettivo iniziale sarà fermare le duplicazioni di capacità produttiva. Lo si perseguirà tramite le banche che negheranno il credito, ed il settore manifatturiero sarà colpito duramente.
-Il secondo obiettivo sarà cambiare le procedure elettorali degli oltre centomila dipendenti governativi che saranno in scadenza tra il 2006 e il 2007. Non si seguirà più il criterio della crescita, e Pechino avrà maggior influenza: si cambierà il sistema degli incentivi, e si combatterà duramente la corruzione.
- Ci sarà una modifica strutturale, passando dalle industrie ad alta intensità di energia e di risorse naturali, verso quelle ad alta intensità di servizi e di informatica. Per questo motivo il governo prevede che la domanda di eletrricità crescerà in media del 7% annuo nel prossimo quinquennio rispetto al 10% e passa degli ultimi anni. Il tutto implica anche un rallentamento nella crescita della produzione industriale.
- Si tasseranno le risorse in modo da scoraggiarne l'uso, e già si è cominciato con un imposta del 10% sul rame; possono esserci duqnue conseguenze sul mercato globale delle materie prime, perchè significherà che vi sarà un impatto sulle importazioni di commodities.

- Un altro importante annuncio concerne la poltica agricola.
Verrà modificata perchè il 57% dei cinesi vive in aree rurali, perchè il divario reddituale tra campagne e città è diventato enorme, ed anche perchè negli ultimi 20 anni le città costiere hanno ricevuto la quasi totalità delle risorse governative. E' arrivato il tempo, dice il premier, di spostare l'attenzione e le risorse alle città agricole, del profondo interno cinese.
Soprattutto tenendo conto che l'urbanizzazione ha raggiunto dei limiti evidenti, assorbendo oltre 200 mila ettari di terra agricola ogni anno. Se questo trend persistesse già nel 2020 la Cina perderebbe il 25% della sua superficie coltivabile, ed il governo non intende permetterlo.
Inoltre i costi nelle città sono esplosi e molti trovano più conveniente operare a Singapore. Rallentare l'urbanizzazione significa portare l'industria nell'interno, ma non quella ad alta intensità energetica che sarà disincentivata. L'obiettivo è arrestare l'immigrazione dei contadini verso le città: il surplus di contadini che sono in gran maggiornaza over 40 verrà smaltito in loco portando lì il lavoro.L'attività agricola sarà ristrutturata per aumentare la produttività ed il rendimento.

- La Cina continuerà a rivalutare, ma solo a piccoli passi del 2-3% l'anno la propria valuta nei confronti del dollaro.

Cosa comporta tutto ciò dal punto di vista macro?
Vi sarà un rallentamento del tasso di crescita, e del credito bancario.In particolare , vi sarà una frenata degli investimenti fissi. Nel breve periodo vi saranno delle difficoltà e una minore produzione; l'eccesso di scorte di molti settori(compressori,macchinari elettrici,etc.) verrà messo in liquidazione.
Vi saranno effetti sul settore immobiliare , specialmente a Shangai, dove il governo si prefigge esplicitamente di provocare una riduzione dei prezzi delle case di almeno il 20-25% entro fine 2007.
I consumi interni però verranno incoraggiati, e si cercherà di sostituire domanda estera con domanda interna. Naturalmente se gli USA entrano in recessione, le esportazioni cadranno maggiormente di quanto per ora il governo preveda.
Prevedere la misura del rallentamento derivante dai cambiamenti sopra annunciati è difficile. Ma è realistico pensare che già nel 2006 si possa scendere ad una crescita del PIl dell'8% e del 7% nel 2007; è facile invece prevedere che sarà il manifatturiero a risentirne di più.
Sul lungo termine il problema principale verrà dall'aumento dei salari. Già oggi quelli dei lavoratori qualificati stanno aumentando del 30% l'anno, i non qualificati del 10%, a secondo del luogo. Ma anche tutti gli altri costi(elettricità, acqua, etc.) stanno accelerando. Non a caso alcune multinazionali estere stanno pensando di lasciare la Cina per altri paesi asiatici, in previsione appunto dell'aumento dei costi e della rivalutazione dello yaun.
Quando questa grande ristrutturazione sarà andata in porto, alla fine del quinquennio, la redditività sarà aumentata, divenendo l'obiettivo principale che sostituirà quello della massa critica.

Conclusione: in futuro la Cina non esporterà più deflazione, e il resto del mondo si troverà di fronte una dinamica dei prezzi mondiali completamente diversa, già dal 2010 l'inflazione mondiale dei beni manufatti (attualmente in deflazione) diverrà una realtà, che sarà esacerbata da un mondo iperliquido e sovrafinanziarizzato quale quello attuale.
L'epoca dei tassi d'interesse bassi è pertanto destinata ad esaurirsi entro questo decennio.