9/14/2006

Speciale Pacifico(seconda parte)

Nello scenario della prossima guerra globale, un ruolo cruciale l'avrà l'India. Per l'Occidente sarebbe fondamentale averla alleata, o quanto meno neutrale.
Il primo ministro indiano Singh è stato negli USA ed ha partecipato a una sessione a camere riunite del Congresso. Molti capi di Stato non hanno questo privilegio, ma Singh non è un leader normale: gli americani stanno cercando di convincere l'India a divenire un partner strategico, e al contempo tengono così sotto pressione il Pakistan che è stato finora nemico acerrimo dell'India.
Per gli indiani, gli USA possono rappresentare un alternativa alla loro precedente alleanza strategica, quella con l'URSS che è servita a garantire i suoi interessi nella regione asiatica. In ogni caso la visita di Singh, rappresenta la conferma che qualcosa di fondamentale importanza sta succedendo, ed è stata contornata da una serie di negoziati commerciali e politici. Il più pubblicizzato è quello che dà agli indiani l'accesso alla tecnologia nucleare USA per usi civili. L'India è una potenza nucleare già dal 1974, nonostante la forte opposizione USA dell'epoca;
la decisione di dare oggi all'India questo tipo di tecnologia dimostra un cambiamento nel pensiero americano: per essere più precisi, è il culmine di un cambiamento. L'amministrazione Bush ha usato una serie di gravi crisi quasi-nucleari tra India e Pakistan, successe dal dopo 11 settembre, per forzare il Pakistan alla massima cooperazione nella lotta al terrorismo. Adesso questo nuovo accordo rappresenta un riconoscimento pubblico degli americani alla non pericolosità rispetto ai loro interessi del potenziale nucleare indiano, nel tentativo di costruire una relazione speciale.E nello stesso momento in cui veniva raggiunto questo accordo, il Pentagono ha informato che l'India avrebbe comprato dagli USA 5 miliardi di armi convenzionali: ad esempio, verrà consentito di acquisire la tecnologia Aegis, che serve a proteggere le navi dai missili marini; finora solo il Giappone l'ha avuta.Gli Usa che fino a pochi anni fa guardavano la marina indiana -basata su tecnologia sovietica- come una minaccia per il controllo dell'Oceano indiano, hanno dunque completamente cambiato la propria POSIZIONE. Pare quindi difficile che ciò sia avvenuto senza un contestuale accordo strategico.Il che ha fatto inorridire i pakistani, i quali si preoccupano di essere considerati soltanto alleati di breve termine, tattici, mentre l'India diviene l'alleato strategico di lungo termine.

Per capire le implicazioni di questa nuova situazione, occorre capire il contesto geopolitico che l'ha creata.
Storicamente vi sono sempre state tensioni tra gli USA e l'India. Durante la guerra fredda la posizione formale dell'India è stata quella di paese non allineato, anzi è stata tra i promotori del movimento dei non allineati. Ma a parte questa posizione formale, l'India ha sempre avuto problemi fondamentali con l'impostazione geopolitica USA che durante la guerra fredda è stata pesantemente focalizzata sullo sviluppo degli alleati musulmani. L'interesse primario degli USA era il contenimento dell'URSS, il che ha spinto inevitabilmente il focus sui due paesi a dominanza musulmana che erano ai confini con i sovietici: Turchia ed Iran. La strategia americana non poteva funzionare se entrrambe queste nazioni non fossero state sue alleate, e perciò Washington ha fatto ogni cosa per assicurarseli, incluso il colpo di stato in Iran del 1953.
Ma il focus sui paesi musulmani si estese ancora, perchè gli americani non volevano avere truppe accerchiate dai sovietici; pertanto USA e Gran Bretagna si sono concentrati su Siria ed Iraq, oltre che sulla penisola arabica di per sè strategica per il petrolio.Va ricordato che durante gli anni 50 gli USA ebbero rapporti tiepidi con Israele, proprio perchè volevano tenersi buoni i musulmani.
Durante quegli anni gli unici ad avere un problema muslmano furono proprio gli indiani, divisi tra musulmani e maggioranza Hindu, il che portò alla formazione del Pakistan, divenuto subito la principale preoccupazione per la sicurezza nazionale indiana.L'India è una specie di isola, con al confine nord la catena dell'Himalaya, insuperabile per ogni esercito convenzionale.Ad est si trova come frontiera le giungle tropicali, ed il resto dei confini sono acque oceaniche; solo ad ovest , dove c'è il Pakistan esiste quindi una minaccia immediata(in realtà anche l'attuale Bangladesh faceva parte del Pakistan all'epoca, ma non ha mai costituito una minaccia). Il confine pakistano è solo a duecento miglia da Delhi e Bombay, per cui la preoccupazione era giustificata.
Gli USA stavano corteggiando il mondo musulmano, e gli indiani si vedevano minacciati dai musulmani: dunque, gli interessi dell'India e quelli USA -già diversi ideologicamente- divergevano nettamente. L'India necessitava di un contrappeso agli USA e si appoggiò all'URSS. Anche se non divenne mai comunista, ne divenne un alleato, costruendo le proprie forze armate con tecnologia sovietica.
Da un punto di vista puramente strategico, la relazione indo-sovietica non significò poi molto, ed anche dopo la frattura tra cinesi e sovietici, l'impatto diretto che l'India e l'URSS hanno avuto l'un l'altro è stato alquanto limitato.L'India non è mai stata quel contrappeso militare ai cinesi di cui l'URSS necessitava, non tanto perchè le sue forze non potevano sfidaRE QUELLE CINESI, quanto per gli impedimenti di carattere geografico. Si parla di competizione sino-indiana - e ci fu pure una guerra secondaria nel 1962 sull'Himalaya- ma la realtà è che le due nazioni sono distanti decine di migliaia di miglia. Inoltre l'isolamento indiano limitò il significato del suo valore anche agli occhi dei sovietici: possiamo dire che l'India è stata marginalizzata dalla sua posizione geografica. Il suo principale punto di contatto era con il Pakistan, con cui ha avuto una serie di guerre- le principali nel 1948, 1965 e 1971- a fronte di gravi dispute territoriali e di profonda sfiducia reciprica. Il Pakistan ebbe il sostegno degli USA e anche della Cina, in funzione antisovietica negli anni 70 e 80 (il nemico del mio nemico è mio amico).

Comunque il concetto chiave per comprendere la posizione dell'India nel mondo prima del 2001 è quello della marginalizzazione geografica che prevenì sostanziali interazioni con le grandi potenze.Però i suoi confini acquatici la spinsero a divenire una potenza navale, ben prima di ricorrere alle armi nucleari; d'altro canto la sua debole economia non le ha consentito di fare granchè, e la sua forza principale era nella popolosa armata, che però non aveva la possibiltà di andare da nessuna parte.
Anche l'economia dunque restò marginalizzata, costruita su un modello socialista che - preso il peggio della pianificazione sovietica e dei mercati occidentali- si trovò ostacolata da una miriade di leggi che scoraggiarono gli investimenti esteri. Le sue infrastrutture non si svilupparono, e mentre varie industrie chiave - farmaceutica, elettronica - risucirono a emergere, non arrivò mai a creare ciò che può essere definita una economia nazionale. L'India era un enorme paese, frammentato, ai margini del sistema internazionale.La sua amicizia con i sovietici e la sua inimicizia con gli americani, furono entrambe tiepide.

Poi sono arrivati gli eventi dell'11 settembre, che hanno trasformato istantaneamente le relazioni degli USA con il mondo musulmano. Improvvisamente il Pakistan è divenuto un punto critico della guerra di lungo termine americana, e pertanto l'India è divenuta un asset appetibile.Gli indiani hanno allora compreso che partivano da una situazione in cui non contavano niente, e che adesso vi era l'occasione per divenire un paese appetito.Ed infatti i rapporti con gli americnai si sono intensificati subito. Una parte è consistita nell'interesse reciproco di manipolare il Pakistan; un altra ha avuto invece implicazioni più ampie. Da quando gli USA hanno iniziato a considerare il mondo musulmano inaffidabile e una minaccia, hanno iniziato a vedere l'India come una specie di seconda Israele. Potenzialmente, quindi un alleato prezioso che, nonostante la sua ostilità verso il mondo islamico o forse proprio per questo, poteva risultare molto utile. Dietro al recente summit sopracitato, vi sono state negoziazioni lunghe e complesse, ed è stato identificato uno spettro di questioni su cui le due parti potrebbero collaborare.

Una , fondamentale, e non nascosta, riguarda la Cina.
Come sappiamo le relazioni sino-americane stanno deteriorandosi a vista d'occhio, e la rotta di collisione appare inevitabile per i motivi più volte illustrati. Dunque l'India viene vista dagli USA come un possibile contrappeso alla Cina.Non è chiaro come, visto che geograficamente India e Cina occupano due Asie molto diverse e distanti.Gli USA non hanno bisogno di un contrappeso nucleare, e la Cina è ancora lontana dal divenire una grande potenza navale, capace di proiettare le sue forze militari sull'oceano indiano, vincendovi la guerra e tornando a casa.
L'accordo sulla tecnologia nucleare che Singh ha ottenuto negli USA aumenta la probabilità che la Cina non si proietti ad ovest di Singapore, ma d'altro canto era già improbabile che lo facesse.
Ma vi è un altra dimensione da considerare. Finora, come ben sappiamo, la Cina è stato il posto dove impiegare capitali speculativi e produttivi, e adesso questa situazione sta complicandosi: l'India potrebbe rimpiazzarla. Se si pensa alla Cina degli anni 80, burocratica, comunista, senza infrastrutture, quanto successo negli ultimi anni era allora impensabile.
L'India si trova nella poszione della Cina anni 80'. Ha una pesante burocrazia, manca di infrastrutture ed ha una cultura antitetica allo
sviluppo. Ma ha il materiale umano di base su cui la Cina è stata in grado di costruire. Quindi, man mano che le relazioni sino- americane si deteriorano, l'India può essere un contrappeso alla Cina, non tanto dal punto di vista militare, quanto da quello economico. Se le imprese americane hanno un alternativa economica alla Cina, gli USA possono farvi leva nel loro braccio di ferro con i cinesi, che ancora contano sugli investimenti esteri, anche se non comprano niente che non sia cinese.

Nel frattempo però anche i rapporti sino-indiani sono in evoluzione, e stanno migliorando. Prima di andare negli USA, il premier indiano ha siglato una serie di accordi economici con i cinesi, i quali hanno tutto l'interesse a non far cadere l'India nelle mani degli USA.
Quindi al momento pare che gli indiani, trovatisi di colpo alla ribalta, corteggiati da entrambe le parti, stiano sfruttando la situazione per massimizzarne i vantaggi, e non è affatto chiaro con chi si schiereranno - se si schiereranno- nell'ipotesi di un conflitto sino-americano.


Un altro fattore geopolitco che spiega lo sviluppo della relazione indo-americana è il rapporto tra India ed Iran, che è stato sempre un grave punto di contesa e preoccupazione per gli USA. Al momento pare che vi sia un interesse comune tra Iran ed USA, dato dalla nascente situazione di governo in Iraq: entrambi appogiano gli shiti. Ma, come sappiamo, la tensione tra Iran ed USA resta pericolosamente elevata, come dimostra il contenzioso nucleare. Molti analisti ritengono che l'Iran in futuro riuscirà a sfilare l'Iraq dalle mani degli americani, proprio grazie alla loro influenza shiita.
L'Iran è in ogni caso strategico a sua volta,per petrolio ed oleodotti: proprio a questi guarda l'India, che avrà in futuro un bisogno energetico crescente per una popolazione già oggi ben sopra il miliardo di persone, e destinata a divenire la numero uno del mondo (1,5 miliardi previsti tra venti anni), perchè a differenza dei cinesi non ha alcun controllo sulle nascite.

Ai fini del conflitto futuro, la situazione peggiore per l'Occidente sarebbe un alleanza Cina-India-Iran.
Toccherà poi vedere che fa la Russia: l'Uzbekistan ha espulso gli americani dal suo territorio (basi militari importanti). La situazione quindi è in piena evoluzione su vari fronti, che man mano cercherò di monitorare ed analizzare; credo sia un servizio a maggior valore aggiunto, non essendo facile trovare in giro analisi di questo tipo, ferma restando la loro integrazione nello scenario economico-finanziario.