12/03/2006

La Nota sui mercati 3.12

La settimana 27 novembre - 1 dicembre 2006

ECONOMIA: il Filo Giallo
In Speciale Filo Rosso ho illustrato come la caduta del dollaro provocando una restrizione automatica della liquidità globale, di norma innesca anche un rialzo dei rendimenti ed un ribasso delle quotazioni azionarie, vale a dire uno sgonfiamento generale delle bolle.
Se intervengono manovre dirigistiche, ed è esattamente quello che sta avvenendo, il Filo Rosso si trasforma in Filo Giallo dove la caduta del dollaro è accompagnata addirittura da un ribasso dei rendimenti e da una tenuta se non rialzo delle Borse.
Vediamo perchè la causa di ciò è il "giallo".

Questa settimana Bernanke è stato oltremodo chiaro: per evitare che la crisi immobiliare si trasformi in una recessione globale occorre sostenere i consumi e le esportazioni; il che signifca far scendere il dollaro, abbassare i rendimenti, sostenere la borsa, ed evitare un nuovo rialzo dei costi energetici.( La logica è quella nota e qui più volte denunziata : sostituire una bolla che scoppia con nuove bolle.)
Ma se il dollaro scende e si innesca il filo rosso, il danno finanziario per i creditori americani è doppio: perdite sul cambio e sui titoli perchè i principali detentori di dollari, gli asiatici ( i Gialli) , li detengono principalmente sottoforma di titoli obbligazionari. Dunque è prevedibile che essi si oppongano alla discesa del dollaro.
Se viceversa si riesce a far scendere i rendimenti e dunque aumentare le quotazioni dei titoli, si compensa il danno che essi ottengono sul cambio:
ad esempio, -10% sul cambio +10% sui corsi dei titoli, significa per loro restare in pari. E possono dunque collaborare alla svalutazione del dollaro, diversificando le riserve.
Con questa manovra gli americani centrano due obiettivi:
tenere buoni gli asiatici e sostenere l'economia (evitando lo scenario drammatico di una recessione globale e di una fuga dal dollaro).
Al contempo anche i Gialli ottengono due risultati: si liberano di un pò di dollari, e tengono in vita il loro cliente preferito (il consumatore americano).

Come si fa ad ottenere questo nuovo equilibrio di Nash?
gli USA si mettono a stampare ancora più moneta, sopperendo alla restrizione di liquidità internazionale (derivante dalla discesa del dollaro) per via interna, agendo direttamente nell'acquisto di titoli obbligazionari ed azionari americani.
Non a caso, il terzo ministro del tesoro americano sotto Bush (che ha trattato questa figura come un cameriere di poca importanza, dapprima assumendo l'ex-contabile licenziato dopo tre anni, poi l'ex-ferroviere licenziato dopo altri tre anni) proviene direttamente dal braccio armato paragovernativo della finanza mondiale : la Goldman Sachs.
E non a caso questo signore ha innanzitutto convocato il PPT (protection plunge team), cui partecipano la Fed, il tesoro e le grandi banche americane.
Il PPT funziona così: il governo assicura alle banche linee di credito gratuite ed illlimitate (equivalenti alla stampa di moneta) affinchè loro intervengano sulle quotazioni dei principali mercati, in modo tecnicamente efficiente, per sostenerle e indirizzarle.
Questa settimana, il PPT ha agito in modo evidente sulla borsa e sulle quotazioni dei bond, con il risultato di evitare la caduta della prima e di far salire i secondi, NONOSTANTE la caduta del dollaro ed i dati macro: entrambi,razionalmente, avrebbero dovuto ottenere l'effetto opposto perchè di tipo stagflazionistico.

Ma qual'è il costo di questa panacea?
E' il potenziale inflazionistico futuro, che sarà sempre più devastante rispetto a quello già fin qui accumulato. E infatti financo Bernanke ha dovuto "avvisare" che potrebbero esserci problemi in materia; ma sa benissimo che per il momento il mercato se ne infischia dell'inflazione, così ha potuto recitare la "parte" istituzionale di guardiano dell'inflazione senza provocare alcuna reazione classica (rialzo dei rendimenti, calo della borsa, rialzo del dollaro) a questo tipo di "avvertimenti".
Ancora più interessante, nel profluvio di dichiarazioni della settimana spicca quella di un membro della Fed (Possler): ha ritenuto importante dire che "il rialzo dell'oro non indica futura inflazione"; excusatio non petita, accusatio manifesta - dicevano i romani: in realtà la Fed teme che prima o poi l'inevitabile rialzo dell'oro (ma anche dell'argento,del platino, del nickel, dell'alluminio, etc.) riporti sulla scena la -per ora - dimenticata paura dell'inflazione; e ciò perchè in quel momento sarebbe costretta a rialzare i tassi d'interesse, rovinando tutta la manovra sopramenzionata.

Vi è poi l'aspetto interno ai gialli del Filo Giallo.
I primi due creditori americani sono Giappone e Cina con cifrette nell'ordine del trilione di dollari cadauno, e che salgono di 200 miliardi all'anno. Giappone e Cina sono in una situazione reciproca particolarmente complessa. Storicamente si odiano e fino a poco tempo fa questo odio è riemerso anche in manifestazioni popolari, in contestazioni sulle acque internazionali, etc. Politicamente sono all'opposto: democrazia popolare e vassallo americano, il primo; dittatura comunista e principale antagonista sulla scena geopolitica mondiale, il secondo. Militarmente la Cina soverchia il Giappone, e non a caso quest'ultimo ha appena deciso di investire pesantemente sul militare pur contando sull'alleanza militare con gli USA (come taiwan).
Dal punto di vista economico invece, la Cina rappresenta per il Giappone un cliente oltremodo interessante, così come per i cinesi le forniture tecnologiche nipponiche. Dal punto di vista finanziario, mentre la Cina può diversificare dal dollaro anche comprando yen, per il Giappone l'unica alternativa al biglietto verde sono l'euro e la sterlina (se comprasse yen provocherebbe una restrizione della liquidità e un impennata dei tassi d'interesse, cosa che per ora non vuole fare avendo ancora paura della spirale deflazionistica in cui è precipitato da quindici anni, ed avendo il maggior deficit pubblico del mondo: oltre il 150% del PIL).
Tutto ciò premesso,
poichè si stanno verificando sia la caduta del dollaro sia la caduta dello yen nei confronti delle valute europee, e poichè il Giappone è un fedele alleato americano, se ne deduce che la manovra in atto abbia il Giappone come contropartita gialla agli USA , mentre i cinesi probabilmente stanno ancora in attesa dell'incontro con Paulson e Bernanke a dicembre, dove è chiaro che gli yankee spiegheranno la manovra e suoi relativi comnpensi finanziari.

E gli europei in tutto questo? L'apprezzamento dell'euro dà fastidio solo a qualche esportatore sul mercato nippo-americano ma in realtà è inevitabile, proprio per mancanza di alternative valutarie.
E se l'europa volesse fermarlo dovrebbe mettersi a comprare dollari, il che sarebbe folle, come un negoziante che facesse ancora più credito al suo cliente insolvente. Invece , poichè il rialzo dell'euro contiene i costi delle materie prime in dollari ed ha un effetto disinflazionistico, si avrà l'effetto di bloccare il rialzo dei tassi d'interesse avviato dalla BCE, e con questo quello di frenare la rivalutazione agendo sul differenziale dei tassi; d'altro canto eventuali acquisti di dollari, come vorrebbero i francesi, provocherebbero altra inflazione via l'aumento della liquidità interna che già viaggia ben oltre le due cifre (prestiti bancari +11%).

Staremo a vedere: non cè dubbio che è appena partita una manovra importante, e non c'è dubbio che alcuni importanti attori (Cina, Europa) devono ancora mettere a punto le loro risposte.
Se si trova la quadra, cioè l'accordo generale, la svalutazione del dollaro è appena all'inizio, e il Filo Giallo comporterà - a differenza del Filo Rosso- rendimenti bassi e borse "tenute", oltre che gran rialzo delle commodities.
Se la quadra non si trova? la manovra rientra e si continua l'esistente, che però diverrà sempre più ingestibile; allora ci vorrà qualcosa di traumatico (anche per non dover ammettere di avere sbagliato tutto), e guarda caso sono già spuntati "avvisi" di possibili attacchi terroristici al sistema informatico della finanza mondiale.....

MATERIE PRIME : petrolio in rialzo
Mi sbagliavo quindi quando ritenevo che finite le elezioni americane con la perdita dei repubblicani, sarebbe partita un azione ribassista sulla borsa e rialzista sul petrolio? Sì, in base a quanto sopra spiegato. Però sul petrolio la partita resta aperta e proprio questa settimana ci sono stati segnali in questo senso. Da un lato infatti per sostenere i consumi americani è necessario che i costi per la benzina ed il riscaldamento non tornino a salire; dall'altro però, la caduta del dollaro incide direttamente nelle tasche dei produttori, Arabi e Russi in primis, i quali spingono ovviamente perchè il prezzo del crudo e del gas naturale in dollari, almeno recuperi la perdita del cambio. Anche arabi e russi stanno riducendo le loro riserve in dollari (percentualmente) già da tempo; ma non c'è dubbio che per loro la compensazione - che con i gialli avviene tramite i rendimenti- deve avvenire con il prezzo delle loro materie prime.
Fatto sta, che questa settimana il petrolio ha fatto un balzo del 7% salendo continuamente e chiudendo ai massimi di 63,5 sulla scadenza gennaio (gas naturale in rialzo del 5% a 8,4 sulla scadenza marzo); tecnicamente quest'area rappresenta una resistenza molto importante, e se la passa in poco tempo potrebbe ritornare in area 70.
Prosegue nel frattempo la marcia dei preziosi guidati dall'ORO ed il rame sta difendendo area 310.
Si conclude con :
l'oro a 650(febbraio) il rame a 317 (marzo) l'argento a 14,2(marzo);
il platino a 1154(gennaio) il palladio a 332(dicembre).
L'indice generale CRB(dicembre) a 321 (+4%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: al rialzo
Posizione asset: nulla

CAMBI: la caduta continua
Sotto il profilo congiunturale la prosecuzione della caduta del dollaro è stata favorita soprattutto dagli indici del settore manifatturiero USA, per la prima volta scesi sotto quota 50, indicando contrazione in valore assoluto; male anche gli ordini di beni durevoli e - a sorpresa- in calo l'indice di fiducia dei consumatori; in caduta libera infine le vendite di nuove case. Così, nonostante il ritoccamento del PIL nel terzo trimestre al +2,2 , dovuto soprattutto alle maggiori scorte (che però segnalano problemi per il trimestre successivo), e nonostante l'ottimismo di Bernanke ribadito dal Beige Book, i mercati si sono sempre più convinti: la crescita zero è imminente e la Fed dovrà abbassare i tassi. L'eurodollaro ha fatto un altro balzo concludendo a 1,335 e l'euroyen idem arrivando quasi a 154.
Poichè vi era anche la possibilità tecnica di un ritracciamento vistoso, lunedì ho puntato sull'acquisto sia di call che di put; cui poi ho successivamente affiancato anche un operazione da range(calendar spread), per sfruttare l'imminente decadenza delle opzioni dicembre(scadono venerdì 8 alle 16). Ho pertanto guadagnato con la call 1,34 venduta quasi il triplo di quanto l'ho pagata, anche se la perdita ormai praticamente certa del premio sulla put riduce sensibilmente il guadagno netto dell'operazione; per il calendar spread invece una chiusura di fine settimana prossima a 1,325 massimizzerebbe l'utile, mentre il rischio è molto limitato(ed in ogni caso non può superare i 20 tiks circa).
Tecnicamente il dollaro potrebbe continuare ad avvitarsi al ribasso raggiungendo 1,35 ma l'ipervenduto di breve è notevole per cui crescono le probabilità che vi sia almeno una correzione momentanea in area 1,32.
Nei prossimi giorni saranno decisivi l'ISM dei servizi, la BCE e soprattutto i dati sul mercato del lavoro.
L'indice generale del dollaro a 82,4(dicembre) (-1,5%)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro al ribasso
Posizione asset: calendar spread + varie put scad. dicembre

OBBLIGAZIONI: rottura clamorosa
Tra i dati usciti vi è stato il deflatore dei prezzi al netto di energia e alimentari sulla spesa per consumo di ottobre (citato da Bernanke) che invece di diminuire come atteso al 2,3 è restato al 2,4%. Questo elemento, unito alla caduta del dollaro che ha effetti inflazionistici sui beni importati, avrebbe dovuto contenere (se non impedire) il calo dei rendimenti. Invece sul decennale è stata addirittura bucata al ribasso l'importante soglia di supporto costituita dal 4,5% fino a toccare il
4,42% ; il PPT si è dunque fatto sentire ed i soliti meccanismi amplificatori legati alle stoploss e alle coperture sulle opzioni hanno fatto il resto.
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 crolla di ben 23 cts. al 4,43% , il 2 anni di 21 cts. al 4,52% il quinquennale di 16 al 4,39% il decennale di 11 al 4,44% il trentennale di 8 al 4,55%. La curva si è appiattita di colpo, con le scadenze brevi che sono scese il doppio rispetto alle lunghe, a dimostrazione che ormai è prezzato un taglio dei tassi nel primo trimestre del 2007.
In Europa invece il Bund decennale scende solo di 3 cts. al 3,66% ed in Giappone il decennale scende di 6 cts. al 1,60%; il tasso sul debito dei paesi emergenti scende di 5 cts.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: PPT
Come sopramenzionato, l'azione del PPT è stata evidentissima a Wally che infatti pur chiudendo in lieve perdita la settimana, sostanzialmente tiene le posizioni, nonostante fattori tecnici e soprattutto i dati avrebbero dovuto innescare quel crollo da tempo atteso, e che lunedì pareva avviato. Nel mio "Finalmente" avevo accennato alla possibilità di una tenuta nervosa, altro segnale comunque di formazione del Top e di possibile inversione del trend. Proprio per questo oltre al put spread scad. gennaio con rapporto di 1 a 3 tra rischio e guadagno netto che terrò in posizione fino a scadenza, ho comprato sia call che put scad. dicembre, e la call l'ho già venduta con un guadagno che in ogni caso quasi ripaga il put restante (scadenza 15 dicembre).
Dopo la caduta di lunedì fino a 1378 sullo sp500 scad. dicembre, il PPT è riuscito far ritoccare i massimi a 1408 e sulla successiva caduta di venerdì a 1388 è riuscito nel finale a riportarlo a 1400 dove chiude quindi con un minimo calo su base settimanale, come il Dow ; la manovra però non è riuscita a evitare che i tecnologici e le piccole capitalizzazioni accusassero il colpo (interessante anche il crollo del settore broker/dealer). Nel resto del mondo solo l'Europa perde.
Per la settimana concludono: il Dow a 12194(-0,7%) lo sp500 a 1396(-0,3%) il nasdaq a 2413(-2%), il nasdaq100 a 1782(-2,2%), il Russell2000 (-1,4%); tra i settori, trasporti(-2,9%) i semiconduttori (-3,1%) le biotech (-1,1%) i broker/dealer(-4,7%) le banche(-1%).
Tokyo sale a 15734 (+4%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6241(-3%) il footsie inglese a 6022(-1,8%), il cac francese a 5254(-2,7%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 39949(-1,5%) ed il Mibtel a 30781(-1,5%).
Tra le borse mondiali: Brasile -1% India +1% Cina +2,5% Russia +3,4%.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: put scad. dicembre, put spread scad. gennaio sullo sp500

PREVISIONI: altra settimana cruciale
La nuova parola d'ordine della Fed è: a parte l'immobiliare e il settore auto, il resto dell'economia va bene e non ci saranno problemi.
Lo dicono per evitare che si inneschi una psicologia recessionista e per tenere in piedi la borsa. MA l'ISM manifatturiero sotto 50 ha sempre preceduto una recessione sin dagli anni 1960.
La settimana che viene il primo dato chiave è l'ISM dei servizi: se questo tiene (è atteso in lieve calo a 56 da 57), si dirà che essendo i servizi il 70% dell'economia, la Fed ha ragione; se però anch'esso scende più del previsto, la difesa d'ufficio della fed diverrà sempre più insostenibile. Finora gli indici americani sono in guadagno del 10% abbondante da inizio anno, ma ci vogliono pochi giorni per vedere svanire tali guadagni (vedasi maggio): il PPt dovrà impegnarsi a fondo se i dati non aiutano.
Altro dato cruciale, sul mercato del lavoro USA.
Bernanke ha appena finito di sostenere che il suo ottimismo sulla tenuta dell'economia nasce dal buon andamento dell'occupazione: anche qui se dovesse essere smentito....
Entrambi questi dati sono importanti per il dollaro: se ISM ed occupazione risultano "forti" potrebbe esserci una correzione significativa, altrimenti si vedrà 1,35 con l'euro; a meno che Trichet nella conferenza stampa di giovedì, quando comunicherà il rialzo dei tassi al 3,5% non dovesse esprimersi con decisione contro il recente rialzo dell'euro facendo capire che i tassi europei non saliranno più.
Lunedì parla Moskow della Fed ed escono i prezzi alla produzione europei. Martedì vendite al dettaglio europee, e dagli USA: produttività e costo del lavoro nel terzo trimestre, ordini alle fabbriche di ottobre e soprattutto l'ISM dei servizi a novembre.
Mercoledì molti dati nipponici ed europei ma niente dagli USA.
Giovedì giornata della BCE e della Banca d'Inghilterra, mentre una valanga di dati giapponesi usciranno in nottata.
Venerdì gran finale con la produzione industriale tedesca, e soprattutto con i dati sul mercato del lavoro USA a novembre seguiti dal preliminare indice del Michigan a dicembre. Le attese sulle nuove buste paga sono nell'ordine dei centomila, con salari orari in lieve delerazione, ma conteranno anche le revisioni dei mesi precedenti che non mancano mai.


ASSET: riepilogo (cifre per asset da centomila)
-comprato un call eurodollaro 1,34 scad. dicembre a 0,0013 venduto a 0,0032 (+237,5$)
-comprato un call sp500 1415 scad. dicembre a 3,3 venduto a 6(+135$)

operazioni aperte:
-comprato un put eurodollaro 1,29 scad. dicembre a 0,0013 chiude a 0(-162,5$)
-comprato un put eurodollaro1,27 scad. dicembre a 0,0011 chiude a 0(-137,5$)
-venduto un put eurodollaro 1,32 scad. dicembre a 0,0076 chiude a 0,0011(+812,5$)
-comprato un put eurodollaro 1,32 scad. gennaio a 0,0110 chiude a 0,0046(-800$)
-comprato un put sp500 1360 scad. dicembre a 4,4 chiude a 2,4(-100$)
-comprato un put sp500 1385 scad. gennaio a 12 chiude a 13,5 (+75$)
-venduto un put sp500 1365 scad. gennaio a 7,5 chiude a 9 (-75$)

Il saldo delle operazioni chiuse da inzio anno, dopo aver pagato le commissioni, è a +3850 euro (con 23 operazioni effettuate su eurodollaro+ 6 sul nasdaq+2 su gas naturale+1 su eurosvizzero+2 su oro+1 su argento+5 su bond+1 su euroyen+5 su petrolio+3 su s&p500+1 su dowjones+1 su cacao); il rendimento complessivo, tenuto conto delle minus/plus in portafoglio, e del rateo di interessi maturato, è pari al
+5,4% ed equivalente al +5,9% su base annua se si mantiene questo ritmo; come liquidità impegnata, i margini sui futures e i premi su opzioni assorbono 0,9% ed il 99,1% è in conto corrente al 2,37% netto (3,25% tasso iwbank).