1/28/2007

La Nota sui mercati (28.1)

La settimana 22 - 26 gennaio 2007

ECONOMIA: Davos e la Nuova Inflazione
Le discussioni al World Economic Forum di Davos hanno ruotato intorno a due temi. Primo, la continua robustezza dell'economia globale (alta crescita e bassa inflazione). Secondo, la continua crescita dei rischi finanziari ed economici. Lawrence Summers (ex ministro del tesoro USA) ha commentato: "merita ricordare che i mercati erano molto ottimisti ad inizio estate del 1914".
Vero, è già successo che nonostante crescenti rischi, i mercati salissero in modo spettacolare.
E io credo che il corrente disordine monetario e il conseguente boom globale siano la conseguenza della fine della supremazia americana.
Per la gran parte però dei partecipanti a Davos, le cose vanno e andranno bene. L'opinione prevalente è che l'integrazione delle economie emergenti basate su basso costo del lavoro e capacità produttiva, dentro al contesto del crescente livello tecnologico e relativo boom della produttività delle economie sviluppate, porterà sempre crescita senza inflazione. Un tale ambiente disinflazionistico strutturale, assicurerà sempre tassi d'interesse bassi e crescita futura.
La falla di questo ragionamento consiste nel non considerare la sottostante inflazione creditizia e le derivanti mille bolle blu, oltre a non considerare le ramificazioni inflazionistiche dell'evanescente supremazia economica e finanziaria, americana.
Cioè la Nuova Inflazione.
L'inflazione degli asset è diversa da quella normale così come un affare illegale è diverso da uno legale. E' molto più gradevole all'inizio e molto più dolorosa alla fine. Non è tutta creata dai governi e dalle banche centrali. Conosciamo bene l'inflazione creata dalle banche centrali: si trasmette ai consumi tramite il sistema bancario, ed alla fine - non subito- i prezzi salgono, il pubblico si lamenta, gli elettori cambiano partito, le aziende si innervosiscono, gli investitori diminuiscono, e l'intera economia diventa marcia come il latte vecchio.
La Nuova Inflazione è diversa. E' uno tsunami permanente di liquidità che innalza i prezzi degli assets in tutto il pianeta. I ricchi ne godono da morire: le loro azioni, i loro bonds, le loro proprietà, perfino i quadri che adornano le loro case salgono di valore.
Ma da dove viene questa interminabile onda ? è proprio qui che sta la novità, e spiega perchè l'industria finanziaria stia facendo utili senza precedenti.
Funziona così:
avete una casa da 100 mila euro; ottenete un mutuo da 50 mila; il vostro mutuo insieme ai mutui di altri viene impacchettato e venduto a una finanziaria X. Questa lo usa come garanzia collaterale per un prestito di 500 mila euro, che viene usato per acquistare a leva l'azienda Y, che poi emette obbligazioni per 5 milioni di euro, che sono comprate da un hedge fund Z, il quale a sua volta usa con leva un prestito in yen a tasso zero ed adesso investe in questi bond a rendimento ben più alto.
Ad ogni passo di questa catena che ha portato a moltiplicare il vostro mutuo originario da 50 mila eu per 100 volte, gli intermediari finanziari incassano commissioni, spreads, e interessi; ad ogni passo l'amontare nominale di moneta si è moltiplicata, ma il vostro reddito non è cambiato, e la vostra casa è sempre la stessa, così come l'azienda Y non ha aumentato i suoi profitti: l'economia reale sottostante è sempre la stessa. Questa febbrile attività finanziaria, questa finanziarizzazione dell'economia non aggiunge nulla alla ricchezza reale del pianeta; non ci sono più fabbriche o più bistecche. Essa produce niente altro che più profitti monetari per gli intermediari finanziari e per i ricchi intorno al tavolo. E già, perchè questa moltiplicazione monetaria aumenta i prezzi degli asset coinvolti, e dunque i beneficiari della Nuova Inflazione sono i loro proprietari. Quando i loro bonds o case o azioni vanno sù di prezzo, loro realizzano maggior potere d'acquisto e possono usarlo per altri assets. Possiamo essere certi che non lo useranno per comprare più carta igienica o più margarina, dunque i prezzi al consumo così ben calcolati dai loro governi non registrano aumenti, e così i salari e i redditi degli altri vengono mantenuti fermi, tanto "non c'è inflazione". E poichè l'ingordigia umana non ha limiti, i ricchi cosa fanno per continuare nel giochino? spingono quelli i cui redditi non aumentano, a indebitarsi, perchè su ogni nuovo mutuo, come visto, loro ci tirano fuori altri profitti.
Oppure:
Una famiglia possiede una catena di hotel, da cui ricavare un reddito per viverci. Arriva un finanziaria che gli fa un offerta irresistibile, grazie alla catena di debiti sopraillustrata. Così la famiglia diviene milionaria, e la compagnia va nelle mani di managers che la quotano in borsa a 20 volte gli utili, consentendo alla finanziaria milioni di utili, ed il cui capo guadagna 10 milioni l'anno ma si ritiene sottopagato.Nel frattempo la finanziaria emette milioni di bonds che sono impacchettati e rivenduti con swaps e derivati di tutti i tipi; e l'azione sale. In sostanza: prima c'era una famiglia con un asset familiare da cui ricavava come vivere; adesso milioni di persone posseggono un azione salita di prezzo, sopravvalutata e a basso dividendo, mentre banchieri, hedge funds, e simili detengono posizioni multimilionarie nel debito artificialmente montato sulla compagnia di hotel. Naturalmente dopo aver fatto commissioni e utili sul trading dell'azione dei bond e dei derivati vari montati sopra. In termini reali la catena hotelliera è sempre la stessa con i suoi soliti profitti di prima; ma la finanziarizzazione ha creato un intero nuovo flusso di liquidità. E quando si arriva al top di liquidità nessuno se ne preoccupa. La moltiplicazione dei debiti non preoccupa nessuno.

Di questo dovrebbero parlare a Davos, ma chi ha interesse a farlo?
Gli USA hanno tutto l'interesse a continuare, da iperindebitati l'inflazione è la loro unica speranza, non così le nuove potenze (Cina,India, Russia), e vedremo fino a quando la sopportano a fronte del maggior export.
Certo, l'impatto sistemico della trasformazione di paesi storicamente debitori(gli emergenti) in creditori, esaltato dalla finanziarizzazione, è quello di ridurre le barriere all'entrata in quasi tutti i mercati, incoraggiando l'afflusso di capitali verso paesi e asset più rischiosi. L'interazione però ha alterato le valutazioni, la volatilità, e azzerato in pratica i premi per il rischio.
L'effetto più paradossale è che i poveri finanziano i ricchi.
Durerà per sempre?
Ora che ci avviamo verso una fase più problematica della bolla, qualche preoccupazione inizia ad emergere?
Qualcuno inizia a sospettare che invece della placida prospettiva di un mondo a bassi tassi e bassa inflazione, si profila un futuro in cui l'aumento strutturale della disponibilità di credito globale porterà prima o poi a una inflazione epocale ?
questa settimana il rialzo dei rendimenti , unito al rialzo dell'oro, pare sia stato notato - udite, udite - financo da Wall Street.
Faranno spallucce e tireranno avanti, facendo come i famosi struzzi?
La risposta la vedremo presto. Nel frattempo un onda nera di protezionismo, nazionalismo, conflitti commerciali, controlli di capitali,e militarismo, certamente è in arrivo, derivata prima (direbbero i matematici) di questo storico boom di Nuova Inflazione.

MATERIE PRIME : voci di guerra
Fonti arabe sostengono che gli USA ad Aprile attaccheranno l'Iran.
Come spiegato in Speciale Geopolitica 2007, la logica soprattutto dal punto di vista israeliano, porta a ritenere che sia troppo presto; e pare difficile che Bush si muova senza il consenso di Israele. Ma, ovviamente, nulla si può escludere, e come ragionavo nella scorsa Nota, potrebbe essere l'Iran (dove emergono contrasti al vertice) ad avere interesse a far precipitare gli eventi.
Il petrolio dal canto suo ha iniziato a reagire al rialzo, anche se questo era probabile da un punto di vista tecnico come spiegato sette giorni fa.
La scadenza marzo dopo un minimo iniziale a 52 è risalito fin quasi 56 concludendo a 55,4. Il gas naturale, dopo una puntata a 7,5 è crollato fino a 6,8 per concludere a 7,15 in lieve gain sulla settimana(marzo). Fortissimo l'oro che conclude appena sotto la parte alta del range in essere da oltre 6 mesi, ed appresso a lui l'argento e tutti gli altri, ivi incluso il rame(mentre continua la corsa di nickel,stagno e altri metalli vari sulla notizia che la Cina ha messo a segno un incremento del PIL superiore alle previsioni, ben oltre il 10%) .
Si conclude con :
l'oro a 650(aprile) il rame a 264 (marzo) l'argento a 13,4(marzo);
il platino a 1181(aprile) il palladio a 351(marzo).
L'indice generale CRB(marzo) a 296(+2%)
Posizione di lungo termine: al rialzo
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

CAMBI: in range
Come aspettavo l'eurodollaro scad. marzo è rimasto in range, provando a testare prima la parte alta in area 1,308 e dopo la parte bassa a 1,29 concludendo poco sopra a 1,294. Le attese sui tassi si stanno spostando verso il rialzo e questo sostiene il dollaro, anche se la debolezza dei bond e la forza dell'oro in prospettiva sono tutt'altro che a favore del dollaro. Inoltre anche l'euro è sostenuto dalle attese di rialzo dei suoi tassi, aumentate questa settimana dopo l'ennesimo record della quantità di moneta e credito arrivata quasi al 10%. Entrambe le valute guadagnano rispetto allo yen, i cui prezzi al consumo sono usciti inferiori alle attese, cementando l'idea che i nipponici non alzeranno i tassi neanche a febbraio. E' però in arrivo il G7 dei primi di febbraio, e i carry-traders potrebbero coprirsi.
La prossima settimana il calendario è pieno e potenzialmente favorevole al dollaro, per cui è possibile che si possa bucare area 1,29; d'altro canto non credo ci sia molto spazio al ribasso, al massimo si vedrà 1,28 per poi ripartire da lì, anche perchè continua la diversificazione delle riserve in essere da parte delle banche centrali.
L'indice generale del dollaro a 85,1(marzo)
Posizione di lungo termine: dollaro al ribasso
Posizione di medio termine: dollaro laterale
Posizione asset: call spread al rialzo dell'eurodollaro

OBBLIGAZIONI: rendimenti al rialzo
Il consensus ritiene che i rendimenti (ormai in vista della importante soglia psicologica del 5% sul decennale, con aumento di quasi mezzo punto nell'ultimo mese) stiano salendo sospinti dall'evidenza della fine della crisi del mercato immobiliare, che a sua volta fa ripartire l'economia e dunque le attese sui tassi americani. Il problema è che non c'è in realtà un evidenza di questo tipo, se si escludono i dati positivi di dicembre dovuti al bel tempo. In fondo le vendite di case concludono il 2006 con un -8% che è il maggior calo in 17 anni, e le nuove case addirittura -17%.Questa settimana ha tenuto banco la diminuzione delle scorte di case invendute, ma ciò può dipendere dal fatto che i venditori sono scoraggiati e vedendo le difficoltà preferiscono togliere dal mercato le case invendute; è una tattica comune, in vista della primavera, quando le vedremo riapparire come funghi. I prezzi delle case sono scesi dell'1,8% nel 2006 ma il calo reale è maggiore se si tiene conto dei vari incentivi offerti all'acquisto.
E proprio il recente rialzo dei rendimenti contribuirà a una nuova onda negativa nell'imobiliare 2007: quando ne apparirà l'evidenza si tornerà a parlare di ribasso dei tassi della Fed, dimenticando che i tassi di interesse sono il prezzo della moneta, il quale dovrebbe essere determinato dalla domanda e dall'offerta; negli USA nessuno risparmia e tutti si indebitano per cui il prezzo dovrebbe essere molto più alto, e solo il sussidio proveniente dagli acquisti dall'estero ha impedito finora che ciò si concretizzasse(anche questa settimana le aste sono andate bene).
Negli USA come saldo settimanale il future sul tasso a tre mesi scad.dicembre 2007 sale di 9 cts. al 5,20% , il 2 anni di 6 cts. al 4,97% il quinquennale di 9 al 4,87% il decennale di 10 al 4,87%
il trentennale di 11 al 4,97%.
In Europa il Bund decennale sale di 4 cts. al 4,09% ed in Giappone il decennale sale di 2 cts. al 1,68%; il tasso medio sul debito dei paesi emergenti sale di 10 cts.
Posizione di lungo termine: al rialzo dei rendimenti
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

BORSE: cambia il sentiment ?
Finora la borsa saliva con i dati negativi perchè festeggiava l'attesa di un calo dei tassi a venire; e saliva con i dati positivi perchè festeggiava l'attesa di utili crescenti. Adesso il sentiment sta cambiando, sotto la spinta del rialzo dei rendimenti obbligazionari e di una certa delusione riveniente dai risultati aziendali: si inizia a scendere con i dati negativi perchè si temono utili in calo e a scendere con i dati positvi perchè si teme un rialzo dei tassi. E' presto comunque per celebrarne il funerale, data la potenza della bolla in atto, ma i segnali tecnici di un inversione non mancano. I saldi settimanali non mostrano il finale particolarmente negativo che c'è stato.
Le variazioni % per la settimana a Wally sono state:
il Dow a 12487(-0,6%) lo sp500 a 1422(-0,6%) il nasdaq a 2435(-0,6%), il nasdaq100 a 1779(-1,3%), il Russell 2000 +0,4%, e tra i settoriali, trasporti -3% utilities +0,5% semiconduttori +1,3% biotech -2,4% broker/dealer -1% Banche -0,1%.
Tokyo a 17420 (+0,6%) di nikkey, in Europa dax tedesco a 6690(-1%) il footsie inglese a 6228(-0,2%), il cac francese a 5582
-0,5%) mentre nell'Italietta senza la benchè minima speranza, l'SPmib a 42184(+0,1%) ed il Mibtel a 32462(+0,2%).
In giro per il mondo Cina +1,7% , l' India +0,5% Brasile +4,6%.
L'sp500 scad. marzo dopo una discesa lunedì fino a 1428 è tornato a salire fino a 1446 ma da qui ha per la prima volta da due mesi subìto una perdita di quasi 2% arrivando fino a 1422, ed ha concluso a 1428.
I titoli al rialzo sul NYSE sono passati da quota 1200 di lunedì, a quota 2300 martedì e mercoledì, per scendere sotto mille giovedì ed infine risalire a 1900 venerdì in chiusura.
Posizione di lungo termine: al ribasso
Posizione di medio termine: laterale
Posizione asset: nulla

PREVISIONI: setttimana piena
Lunedì solo dati nipponici in nottata, Martedì tocca ai prezzi al consumo tedeschi, seguiti dalla fiducia dei consumatori americani a gennaio. Mercoledì, aspettando la Fed, altri dati europei e dagli USA: la prima stima del PIl nel 4° trim. atteso in recupero al 3%, la spesa per costruzioni di dicembre e l'indice di Chicago a gennaio; alle 20,15 il comunicato della Fed: nessun ritocco ai tassi, ma tutto verterà su eventuali nuove sfumature nel comunicato di accompagnamento.
Se dovessero far trapelare un anche lieve spostamento verso i rischi di inflazione, i mercati inizierebbero a prezzare le probabilità di un rialzo dei tassi, facendo salire il dollaro e scendere bond e borsa (viceversa nel caso contrario).Giovedì arriva soprattutto l'ISM di gennaio oltre all'andamento del deflatore dei prezzi al consumo di dicembre, preceduti dai sondaggi sul manifatturiero europeo. Venerdì, gran finale con i dati sul mercato del lavoro americano a gennaio, gli ordini alle fabbriche di dicembre e l'indice del Michigan di gennaio.
Allora: premesso che i mercati si aspettano dati USA forti e Fed un pò più restrittiva, ed hanno già iniziato a prezzare con i recenti movimenti questo scenario, penso che le reazioni più forti si avranno nel caso opposto. E cioè se la Fed risultasse morbida e i dati non così brillanti come ci si aspetta, dollaro- rendimenti -borsa hanno maggior spazio rispettivamente al ribasso(1,32-4,7%) e al rialzo(sp 1445). E' comunque probabile che , essendovi stato - grazie al bel tempo e al petrolio- un miglioramento a dicembre, esso prosegua anche su gennaio e che quindi le attese vengano confermate; ma se non ci sono particolari sorprese, l'effetto potrebbe essere già scontato, e per questo penso che non si vada oltre un temporaneo 1,28 sull'eurodollaro, 5% sul decennale e 1410 sullo sp500.