1/08/2007

Speciale Geopolitica 2007

Speciale Geopolitica 2007

Con l'inizio dell'anno nuovo è bene fare il punto sulla situazione geopolitica, almeno per quanto concerne il punto caldo principale, il medioriente, e per i suoi riflessi sul petrolio.
Il 2006 si era aperto con la quasi certezza che - come da programma originario - USA ed Israele, una volta occupato l'Iraq avrebbero provveduto a mettere sotto scopa l'Iran , imponendogli la rinuncia al nucleare, pronti ad attaccarlo nel caso molto probabile di rifiuto.
Non a caso il petrolio si era impennato fino a quota 80 in previsione di questo evento.
Poi, l'impantanemento americano in Iraq ed il conseguente indebolimento politco di Bush, ha bloccato tutto.
L'Istituto per gli studi strategici di tel Aviv, che ha forti legami con il Wasghinton Institute for near East Policy, ha da poco pubblicato il suo rapporto annuale. Vi si afferma che Israele è tecnicamente in grado di attaccare, indipendentemente dagli USA, i siti nucleari iraniani.
Dal rapporto si evince anche come Israele sia stata delusa dal modo in cui gli USA hanno malgestito la situazione irachena, dando la possibilità all'Iran di rinforzare la percezione della debolezza USA e portare avanti il proprio programma di divenire una potenza nucleare in grado di competere con Israele.
Stando così le cose, la domanda per il 2007 è se effettivamente Israele procederà contro l'Iran, con o senza gli USA.
Nonostante Israele scalpiti, un attacco nel 2007 appare improbabile, e non a caso il petrolio sta scendendo. Gli iraniani hanno imparato bene la lezione del 1981 quando Israele attaccò per via aerea il reattore nucleare iracheno di Osirak, e risucì a bloccare il programma di sviluppo nucleare di Saddam. Mentre l'Iraq aveva concentrato tutto su Osirak, gli iraniani hanno strategicamente diffuso in tutto il territorio i siti nucleari, molti dei quali possono essere attaccati solo con bombe speciali in grado di penetrare i bunker, ma anche usando queste bombe vi sono molti dubbi sull'efficacia di un attacco aereo in grado di annullare la capacità iraniana con un colpo solo.
Ciònondimeno gli israeliani hanno bisogno di fermare l'Iran nel nucleare, cosa che sarebbe gradita anche all'Arabia saudita che vedrebbe bene un freno al potere sciita nella regione: se c'è una cosa che può far convergere sauditi ed israeliani è proprio l'Iran. E questa convergenza ha al centro il petrolio: se il prezzo viene tenuto basso si danneggia l’Iran che ha nel petrolio la fonte principale delle proprie entrate (e dunque si tolgono risorse al suo piano nucleare). I sauditi accetteranno il sacrificio, e imporranno tale linea all’OPEC?
Israele, dopo l'esito disastroso del conflitto con gli hezbollah di metà 2006, si trova in uno stato di paralisi politica e militare. Israele riconosce i rischi di un attacco unilaterale e preventivo contro l'Iran, che porterebbe alle stelle il petrolio perché l’Iran bloccherebbe lo stretto di Hormuz e provocherebbe una recessione mondiale; in ogni caso, per usare tale opzione ha bisogno più che mai del supporto delle forze americane dislocate in Iraq. Il problema è che gli USA non possono ingaggiare uno scontro militare con l'Iran se prima non hanno ottenuto il pieno controllo dell'Iraq, ed un attacco unilaterale israeliano mentre gli USA sono in difficoltà in Iraq indebolirebbe ulteriormente gli americani e metterebbe quindi Israele in una posizione più vulnerabile nel medioriente intero. Gli aggiustamenti politici e militari che gli USA stanno portando avanti con difficoltà in Iraq sarebbero affossati se l'Iran potesse dire che gli USA sono complici di Israele in un attacco e l'Iran non esiterebbe a mobilitare i suoi militanti in Iraq, libano e Palestina, al fine di colpire obiettivi americani ed Israeliani.

Gli Israeliani hanno una finestra di tempo valutabile in circa 4-5 anni prima che l'Iran sviluppi il programma nucleare. Possono quindi dare priorità alle altre minacce contro la loro sicurezza nazionale; e prima di considerare un attacco diretto all'Iran devono sistemare la questione con gli Hezbollah che sono la proxy principale dell'Iran sul confine nord. Infatti, la decisione di attaccare nel 2006 gli hezbollah , è stata causata proprio dalla necessità di indebolirne le capacità militari, al fine di indebolire indirettamente l'Iran. Ed è probabile che insistano ancora su questo obiettivo, non pienamente centrato nel 2006.
Petrolio, quindi, che a parte imprevisti vari e momenti di tensione a cavallo di un nuovo scontro Israele-Hezbollah, pare destinato a restare in un ampio range(40-70), senza andare ai famosi 100 dollari.