4/01/2007

Economia: arriva il protezionismo

ECONOMIA: arriva il protezionismo
Negli USA è stagflazione piena. L'inflazione, comunque la si misuri, è ben al disopra dei livelli considerati accettabili financo dalla FED; nel frattempo, nonostante si continui a iniettare dosi di eroina creditizia crescenti, l'organismo risponde sempre meno. Vendite di nuove case in caduta libera, fiducia dei consumatori in calo, investimenti in calo, consumi stagnanti, tanto che i più invocano una riduzione dei tassi d'interesse, senza rendersi conto che la causa del male sono stati proprio i tassi d'interesse reali troppo bassi troppo a lungo, che hanno provocato un eccesso di credito luciferino. E senza rendersi conto che adesso la Fed dovrebbe iniziare un ciclo al ribasso dei tassi partendo da un inflazione elevata.
Lo faranno, perchè sappiamo che così conviene ai grandi debitori , ma non c'è dubbio che sul piano dei principi è indifendibile. Infatti bernanke si trova sempre più in difficoltà come ha mostrato durante l'audizione al Congresso. Continua a dire che l'inflazione resta la principale preoccupazione, ma anche che i rischi allo scenario ideale (crescita moderata ed inflazione in rientro) sono aumentati da entrambi i lati. Non usa la parola stagflazione, ma la sua descrizione corrisponde ad essa, ed in stagflazione in teoria i tassi nominali restano bloccati(quelli reali scendono, perchè l'inflazione aumenta).
Nel frattempo il tutto va inquadrato nel contesto globale. Per ora, il resto del mondo gode degli effetti euforici provocati dall'eroina monetaria dei tassi d'interesse reali negativi(in Cina, in Giappone, in Russia,in Europa, dovunque): sono organismi economici arrivati a contatto con la droga da meno tempo rispetto a quello americano, e quindi per ora reagiscono di più; ma, è certo che - a parte il risentimento diretto della crisi USA - anche per loro è solo questione di tempo, l'assuefazione arriverà.
Inoltre, quello che mi attendevo è successo, proprio in chiusura di settimana: gli USA hanno annunciato, per la prima volta dopo 23 anni, l'introduzione di dazi sull'import cinese. Naturalmente si tratta solo di un primo passo, molto limitato, e concerne un segmento di prodotti in carta; ma il valore simbolico è molto alto, anche perchè difficilmente non sarà seguito da altri provvedimenti analoghi. E' dunque guerra commerciale, e adesso occorrerà vedere la risposta cinese, che a parole è già arrivata ed è ovviamente molto negativa. Come illustrato innumerevoli volte , la posizione cinese non è facile: possono certamente affossare il dollaro, i bond e la borsa americana, facendone precipitare l'economia (che vi si trova già sull'orlo) in recessione. Ma questo tipo di reazione, nella cui direzione sono state improntate le prime reazioni a caldo dei mercati, farebbe anche a loro molti danni, ed è da escludere almeno nel breve termine. Piuttosto, è probabile che i cinesi si ispirino alla loro filosofia millenaria, secondo cui la vendetta è un piatto che si mangia freddo, ed è meglio aspettare lungo la riva del fiume per veder passare il cadavere del nemico. Prenderanno cioè tempo, e si muoveranno molto lentamente.
Per il resto i cinesi dal punto di visto dei comportamenti si sono americanizzati al 100%. Loro, come i giapponesi, gli americani e gli europei, sono responsabili di questa folle bolla monetaria in cui il pianeta terra è intrappolato , e che a lungo andare porta alla distruzione fisica (ecologica) oltre che alla prossima grande guerra mondiale per le risorse insufficienti. Insisto su questo punto, perchè sfugge ai più: la distruzione del meccanismo dei tassi d'interesse di libero mercato, ottenuto con l'invenzione delle banche centrali, è la via che conduce all'inferno il sistema capitalistico monopolistico globale, il quale dopo aver definitivamente seppellito i principi e gli ideali del capitalismo liberale originario, si è avvitato in una spirale non più controllabile. Per essere chiari: la dottrina della concorrenza perfetta, prevede che che i tassi d'interesse siano determinati dal libero interagire della domanda e dell'offerta, non imposti d'imperio da un legislatore(solo nei regimi comunisti è lo Stato a decidere quanti fornai devono esistere, in un sistema liberale risulta dal libero mercato, sempre che quest'ultimo sia a concorrenza perfetta; se invece esiste la corporazione dei fornai che decide d'imperio il numero chiuso , siamo in pratica in un regime comunista). E' evidente che nel capitalismo liberale originario non si sarebbe mai potuti arrivare a situazioni come l'attuale: di fronte ad un aumento della domanda di credito, i tassi d'interesse reali sarebbero saliti fino al punto necessario per riportare in equilibrio domanda ed offerta; invece nell'attuale capitalismo monopolistico, chi ha il potere decide il tasso d'interesse, e lo gestisce in modo da consentire la formazione di bolle da eccesso di domanda di credito, se così gli conviene. Così come, mentre si moltiplicavano le evidenze che il modello di sviluppo occidentale applicato ai 6 miliardi e passa di individui esistenti sul pianeta non era sostenibile , accecati da una sete di profitto e di potere senza fine, hanno messo in moto una globalizzazione irrefrenabile. Basterebbe riflettere proprio sul fatto che anche una dittatura comunista della peggior specie può facilmente adottare i criteri del capitalismo, per comprendere come quest'ultimo non sia il frutto della democrazia e della libertà, foglie di fico inventate per mascherare la dittatura del Capitale, paradossalmente rivelatosi però masochista: la distruzione del pianeta non conviene neanche a lui.